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Rory Block – Heavy On The Blues

17 settembre 2025 by Silvano Brambilla in Dischi, Recensioni

M.C. Records - Distr. Europea CRS
www.mc-records.com
www.roryblock.com
www.facebook.com/roryblockblues/

Corsi e ricorsi. Se per Bonnie Raitt, Rory Block è stata una delle sue principali ispirazioni, per Rory Block fra i suoi mentori ci sono: Son House, Mississippi John Hurt, Reverend Gary Davis, ma anche Maria Muldaur e John Sebastian che la influenzarono ad imparare a suonare la chitarra acustica, e Stefan Grossman che l’avvicinò al blues delle origini. Personaggi che fanno parte del gotha della musica blues e folk, e Rory Block, di diritto, è una di queste, per una lunga attività che parte dagli anni sessanta dove il legame con la musica blues è sempre stato incessante, coerente, con un ossequioso rispetto per la tradizione che ha attraversato in lungo ed in largo fra innumerevoli concerti e una trentina di dischi, con pezzi autografi, standard, tributi, oltre ai tre bluesmen sopracitati, Fred McDowell, Bukka White, Skip James, Robert Johnson, Bessie Smith ed anche Bob Dylan. C’è pure un libro nella sua vita artistica, l’autobiografia When A Woman Gets The Blues (2010) e, tanti e meritati premi e riconoscimenti. Con questo disco si sono incontrati ed è nata una affinità, due fra le più credibili realtà nel campo della musica blues, Rory Block e la M.C. Records di Mark Carpentieri. Il titolo del disco, Heavy On The Blues, non deve far pensare ad un cambio di rotta verso un suono elettrificato in ogni suo aspetto, è esprimere il rafforzamento della blueswoman verso uno dei suoi sentimenti più profondi. Ha un’arte nel farlo rivivere attraverso pezzi dei maestri ma non solo. Steven Johnson, nipote di Robert Johnson, ha dichiarato: Rory Block dovrebbe avere un Dottorato per la musica di mio nonno. Un altro attestato di stima. Il disco è composto da nove cover (questa volta però non c’è nessun pezzo dell’iconico musicista sopracitato) e un autografo. La Block oltre a farsi sempre apprezzare per la facilità con cui suona l’acustica, anche in modalità slide, e nel cantare, è altresì idonea a suonare il basso e la batteria, tutto appurato nella iniziale High Heel Sneakers (originale di Tommy Tucker). Uno dei punti più alti del disco viene raggiunto con, Walking The Back Streets (di Little Milton) dove una ispiratissima Rory Block è accompagnata da Ronnie Earl. È il primo dei tre eccellenti ospiti, tutti con la chitarra elettrica, ma con un gran senso della misura. Se in What Kind Of Woman Is This (Buddy Guy) c’è Jimmy Vivino, in The Wind Cries Mary (Jimi Hendrix) c’è Joanna Connor. Con Hold To His Hand, Rory Block sa affrontare anche l’aspetto gospel, solo voci e battito di mani, per poi alternare altre cover, Down The Dirt Road Blues (Charlie Patton), Mississippi Blues (Willie Brown), Me And My Chauffeur (Memphis Minnie), al passionale blues autografo, Can’t Quit That Stuff, e chiudere con un’ottima rivisitazione di un altro pezzo di Buddy Guy, Stay Around A Little Longer. In casi simili, blueswoman e bluesman non fa nessuna differenza, dunque, un altro inchino ad una delle migliori portavoci del blues, Rory Block.

Silvano Brambilla

 

Tracce

 

High Hell Blues

Walking The Back Streets

What Kind Of Woman Is This

Hold To His Hand

The Wind Cries Mary

Down The Dirt Road Blues

Mississippi Blues

Me And My Chauffeur

Can’t Quit That Stuff

Stay Around a Little

 

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