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Fabrizio Poggi & Chicken Mambo – Spaghetti Juke Joint

13 febbraio 2015 by Giulia Nuti in Dischi, Recensioni

(Appaloosa / Ird)

 L’Italia può vantare con orgoglio di essere la terra d’origine di Fabrizio Poggi, bluesman che da decenni porta nel mondo il nome del blues italiano e che nel 2014 è stato candidato niente meno che ai Blues Music Awards, gli Oscar del blues.
Fabrizio da sempre non teme di confrontarsi con l’America e i suoi artisti: la terra che del blues vanta la paternità lo ha accolto a braccia aperte e così hanno fatto i suoi musicisti, che considerano Poggi, originario di Voghera, uno di loro. Non sorprende quindi trovare nei suoi album ospiti internazionali di spicco. A questo nuovo lavoro, Spaghetti Juke Joint, partecipano Sonny Landreth (ottimi i suoi tocchi di slide su King Bee), Ronnie Earl e Bob Margolin, ma anche gli italiani Sara Cappelletti e Claudio Bazzari (noto session man e già con i Pueblo assieme a Max Meazza).

Per Fabrizio è un album dal taglio classico, in cui esegue Sonny Boy Williamson II ma anche la celeberrima Mistery Train. Come affrontare in modo personale un repertorio così noto ed ascoltato in tante versioni? La risposta per Poggi è semplice e istintiva. Passa attraverso il calore e l’espressività della sua armonica, che si lancia in assoli intelligenti, ben costruiti e di gran cuore. Enrico Polverari alla chitarra è il co protagonista imprescindibile dell’equilibrio di questo lavoro, anche lui capace di dar vita a riuscitissimi assoli e sempre appropriati contrappunti.Non sono ovviamente da meno Tino Cappelletti al basso e Gino Carravieri alla batteria,  la solida sezione ritmica dei Chicken Mambo.

Un disco dal notevole gusto e respiro strumentale, anche più marcato rispetto ad altri lavori recenti di Fabrizio. L’assunto di partenza è semplice: anche gli Italiani sanno suonare il blues e affrontare i grandi classici. Per passione, per mestiere, ma anche forse per quel pezzetto di cuore black che batte dentro di loro. Nelle note di copertina così come nel titolo si fa riferimento alla storia di tutti quegli italiani che si sono trovati a lavorare nelle piantagioni di cotone in Mississippi e che con gli schiavi neri hanno condiviso un piccolo pezzo di storia. Ecco che l’attenzione si sofferma così su quel ponte ideale che ci collega ai bluesman del delta del Mississippi. Fabrizio di questo collegamento è senz’altro un alfiere, in grado di raccontarlo con le note della sua armonica prima ancora che a parole (per quanto anche a parole abbia saputo dare il suo fondamentale contributo, firmando volumi come Il soffio dell’anima, armoniche e armonicisti blues). Ciliegina sulla torta è la capacità di Fabrizio di essere anche un autore e aggiungere alla raccolta riusciti brani autografi come Devil At The Cross Road. Ottimo album da gustarsi tutto d’un fiato che conferma la competenza con cui Poggi sa affrontare questo genere musicale.

Giulia Nuti

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