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The state I'm in

Danny Kirwan, dalla Chess ai Fleetwood Mac

10 giugno 2018 by pdb in The state I'm in

Chicago, inverno del 1969. Nei celebri studi Chess sono riuniti i Fleetwood Mac di Peter Green ed una pletora di leggendari bluesmen (Otis Spann, Willie Dixon, Honeyboy Edward tra i tanti), per delle sessions che daranno vita al doppio album “Blues Jam At Chess”. Ad un certo punto delle registrazioni le redini vengono prese in mano da un giovanissimo chitarrista dai tratti delicati, che con piglio sicuro guida la variegata compagine attraverso una deliziosa esecuzione di “World In a Tangle” di Jimmy Rogers. Danny Kirwan, sebbene appena diciottenne, ha già sviluppato uno stile chitarristico assolutamente unico nella sua liricità. È entrato nei Fleetwood Mac qualche mese prima, con il compito di togliere un po’ di pressione a Green e rendere il suono complessivo più potente. In realtà Kirwan farà molto di più, sorprendendo in studio con una scrittura decisamente raffinata (la sua ripresa del classico dixieland “Jigsaw Puzzle Blues” è ben nota agli ascoltatori del Popolo Del Blues – ma è doveroso citare anche gioielli sparsi come “World In Harmony”, o “When You Say”). Dal vivo sarà il perfetto complemento di Green, specie nelle divagazioni più aggressive e visionarie – si vada ad ascoltare al riguardo qualche versione di ” Black Magic Woman” o “Rattlesnake Shake”. Addirittura Kirwan rimarrà nei Mac anche dopo l’abbandono di Green, contribuendo in maniera decisiva agli album “Future Games”, “Kiln House” e “Bare Trees”. Purtroppo problemi psicologici sempre più evidenti ed una dipendenza dall’alcool resero decisamente instabile l’equilibrio mentale del musicista, che fu estromesso dalla band nel 1972. Ci fu spazio alcune cose soliste non malvagie a metà degli anni ’70, e poi l’oblio nel segno dell’indigenza e dell’alcoolismo. Oggi non tutti hanno scordato Kirwan: il suo fantastico vibrato è ben presente nello stile di chitarristi più giovani come Kid Andersen, anche se Danny avrebbe meritato in generale un destino ben più clemente. Alla notizia della sua morte il pensiero è andato senza indugio ad un disco di Otis Spann, “The Biggest Thing Since Colossus) – ed in particolare al magistrale assolo di chitarra presente in “Temperature Is Rising”. Ecco, è anche grazie a Danny Kirwan se abbiamo potuto finalmente smettere di chiederci se i bianchi potessero suonare il blues accanto ai Padri con convinzione.

Pietro Rubino

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