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La lezione di John Prine (1946 – 2020)

www.johnprine.com

Pochi giorni fa era stato ricoverato per complicazioni legate al Covid 19. Purtroppo, anche per altre patologie sofferte negli ultimi anni, non ce l’ha fatta. John Prine se ne è andato a 73 anni in un ospedale di Nashville lasciando un vuoto enorme nella musica degli Stati Uniti. Aveva ammiratori del calibro di Bob Dylan, Kris Kristofferson (che lo lanciò nel 1971 dopo averlo scoperto in un piccolo club di Chicago), Roger Waters a Bruce Spingsteen. Prine è considerato uno dei cantautori più influenti e talentuosi della sua generazione, capace di cambiare il volto della musica folk e country americana. Nominato 11 volte ai Grammy Awards ne aveva vinti due per i suoi album: nel 1991, con The missing Years, e nel 2005 con Fair & Square. Nello scorso febbraio, ha ottenuto alla cerimonia annuale dei Grammy anche il riconoscimento alla carriera. Il suo stile è fatto di brani costruiti su una capacità di racconto, profondo, intimo e universale, evidenziando i ritratti di un’umanità fragile e nascosta.

Nato nel 1946 a Maywood, in Illinois, Prine aveva iniziato a scrivere canzoni da giovanissimo ispirandosi alla Carter Family, gruppo vocale country. Dopo il servizio militare in Germania, era tornato negli Usa e dopo aver visto Dylan e Johnny Cash esibirsi in tv aveva deciso di fare della passione per la musica un mestiere. In quasi 50 anni di canzoni (il primo album, ‘John Prine’ del 1971), ha influenzato tre generazioni di musicisti, Prine si diceva fiero di essersi guadagnato da vivere per quasi 50 anni scrivendo canzoni: «Non c’è sensazione più bella di quando hai in tasca un brano fantastico e tu sei il solo ad averlo ascoltato». Tra questi Lake Marie, Speed of the Sound of Loneliness, Sam Stone e soprattutto Angel from Montgomery, portata al grande successo anche da Bonnie Raitt che lo definiva «il nostro Mark Twain, nostro Woody Guthrie, il nostro Will Rogers».

Michele Manzotti

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