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Recensioni

Roberto Fonseca – Yesun

24 aprile 2020 by pdb in Dischi, Recensioni

(Wagram Music)
www.montuno.com

Una giornata di caldo tropicale si avvia verso la notte. Il sole cala e progressivamente le luci della città si accendono. E’ proprio in questo momento che il vero spirito di Cuba invade L’Havana, entrando in ogni vicolo al ritmo della rumba. In questo crepuscolo pieno di sogni abita idealmente anche il pianista e compositore cubano Roberto Fonseca. Malinconia, energia, allegria, solitudine, coralità si fondono magicamente nell’anima di quella musica raccontata dal leggendario Buona Vista Social Club, ensemble di cui Fonseca ha fatto parte. “Yesun”, il nono album solista del pianista, riesce a rompere ogni schema, pur nel rispetto delle radici, miscelando jazz, musica classica, rap, funk ed elettronica. “È il disco – spiega Fonseca – che ho sempre voluto incidere: riunisce tutte le mie influenze, i suoni e le atmosfere musicali che mi hanno reso quello che sono”. Le dodici tracce originali sono state realizzate in trio con i compagni di lunga data del musicista de L’Havana: il batterista Raúl Herrera e il suo bassista Yandy Martínez Rodriguez. Ospiti del disco anche il sassofonista americano Joe Lovano, il trombettista franco-libanese Ibrahim Maalouf, la cantante e rapper cubana nominata ai Grammy, Danay Suarez, e la diva del bolero Mercedes Cortés. Cuba è raccontata in musica senza barriere. Passato, presente e futuro sono sullo stesso piano. Yesun è un gioco di parole che simboleggia l’acqua, la passionalità, la capacità di mutare forma senza perdere sostanza. Le acrobazie della voce e la poliritmia del pianoforte ammaliano con caraibica sensualità nel brano “La llamada” (La chiamata). “Kachucha” vibra di rumba, mambo e cha cha: è un ricordo lontano, ma vivo, è il canto viscerale degli schiavi africani nelle navi schiaviste. Fa eco “Cadenas”, un’esortazione a liberarsi in stile prog-rock, mentre si recupera la dimensione classica, un omaggio cubano a Chopin, in “Por Ti”. “Buona parte dell’album è musica cubana – spiega l’artista – Non della Cuba cliché, con maracas e sigari, ma la parte più profonda. Quella in tensione con la modernità. La musica della mia Cuba”.

Laura Tabegna