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Strange Silver Man – Private Sea

16 aprile 2020 by Stefano Tognoni in Dischi, Recensioni

(Produzione indipendente)
www.facebook.com/strangesilverman

Nei primi mesi del 2015 ci eravamo occupati dei Strange Silver Man, grazie al loro omonimo positivo esordio discografico. Il gruppo, in realtà, come Susina’s Silver Club, esisteva da una decina di anni e si esibiva con successo in un repertorio rockabilly nel locali del milanese. Negli ultimi giorni del 2019, dopo gli ottimi riscontri ottenuti con un crowdfunding, i Strange Silver Man hanno pubblicato, in vinile, e sulle più note piattaforme digitali, il loro secondo album, dal titolo Private Sea. Il nucleo fondamentale è rimasto invariato, ed è formato da Paolo Caporali (voce solista), Andrea Garbato (chitarre, voce), Filippo Rapisarda (sax tenore, armonica), Lorenzo Teatini (basso, voce), Stefano Romano (batteria, percussioni, voce) e il nuovo arrivato Roberto Bennati (tastiere, voce) che sancisce l’inserimento in pianta stabile di una tipologia di strumenti (piano, tastiere) usati nell’album di esordio solo in modo sporadico. In alcune tracce hanno collaborato, come ospiti, Nicola Parolari (sax alto), Pietro Vitali (tromba), Nicola Daino (tastiere, voce). Private Sea è composto da 10 tracce originali, tutte in inglese, mentre sull’album d’esordio una traccia era cantata in francese. L’unica eccezione, da questo punto di vista, è Ide Mada Odo Sakli Am cantata per metà in inglese e per metà in fulfulde, un dialetto in uso in molti paesi del Centrafrica, realizzato in collaborazione con l’artista Camerunese Victor Lwaaba. Ad un primo ascolto, Private Sea può essere spiazzante per la varietà di generi e contaminazioni presenti, ma ci si rende presto conto che questo in realtà è uno dei punti di forza del progetto che riesce sempre a “suonare” omogeneo e coinvolgente. Qualche esempio? L’iniziale Waiting for a New Sunrise richiama l’atmosfera dei brani acustici dei Beatles, Don’t You Struggle Alone, è un tirato rock/blues con tanto di chitarra elettrica in primo piano, Private Sea, dopo un inizio soffuso e jazzato, si evolve in un orecchiabile britpop, Safe Crash è un perfetto R&R, Dirty Money Blues, un blues di tutto rispetto, mentre la già citata Ide Mada Odo Sakli Am è un reggae, contaminato con la musica afro, che nella sua musicalità ricorda Johnny Clegg and Savuka. L’unico appunto che ci sentiamo di fare, riguarda la conclusiva Fears. Nei mesi passati avevamo ascoltato una versione solista di Paolo Caporali, ancora presente su youtube, che secondo noi, nel suo essere volutamente scarna ed essenziale, risultava più intensa emotivamente, soprattutto in funzione di un testo dal significato molto profondo, dedicato alla tragedia dei migranti. Private Sea è un album positivo e maturo, ed è giusto ricordare che all’interno del vinile è presente un link, ed un relativo codice, per effettuare il download in formato digitale.

Stefano Tognoni

 

Tracce

Waiting for a New Sunrise

Don’t You Struggle Alone

Private Sea

House of Gods

The Sidewalk

Safe Crash

Dirty Money

Ide Mada Odo Sakli Am

Little Beat

Fears

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