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Interviste

Rumer: “Canto l’eccellenza di Nashville”

27 giugno 2020 by Michele Manzotti in Interviste

www.rumer.co.uk
www.cookingvinyl.com

Arriva un altro omaggio a distanza di quattro anni. Dopo Burt Bacharach stavolta Rumer affronta un repertorio diverso, puntando la bussola verso la Music City, Si chiama infatti Nashville Tears il nuovo album della musicista inglese che conquistò il grande pubblico nel 2011 con l’album d’esordio Seasons of My Soul. Il repertorio del disco, in uscita il 14 agosto per Cooking Vinyl/Egea contiene quindici tracce composte dal cantautore country Hugh Prestwood, compresa Hard Times for Lovers, che fu interpretata da Judy Collins. E’ la stessa Rumer a introdurre il percorso che l’ha portata all’incisione.

Lei è inglese, in che modo è stata attratta dalla musica country o forse più precisamente del suono Americana?

La mia musica generalmente riflette cosa vedo e cosa faccio. Nel 2013 ho vissuto nel sud degli Stati Uniti, e sono stata attratta da ciò che era completamente differente. Quindi mi sono immersa in quella cultura ed è per questo che è nato questo album, che riprende uno spirito autentico da parte mia: un’europea che osserva e che vive la cultura americana per un certo periodo di tempo. Tutto ciò provando, facendo le mie cose giorno per giorno in quell’area: questo progetto riflette la mia vita quotidiana, le persone che incontravo, Più che l’attrazione verso il country è stata quella per un luogo e un’esperienza dove il country ne è una parte  importante.

Ha scelto un autore come Prestwood, che non è molto conosciuto in Italia…

Davvero? Allora con questo disco farò in modo di farlo apprezzare e diventare famoso

Come è stato incidere a Nashville? A suo parere c’è qualcosa di speciale in quella città da un punto di vista musicale?

Il livello dei musicisti a Nashville è molto alto. Dato che è una terra di compositori, gli strumentisti hanno una grande sensibilità nell’interpretare le canzoni. Sono attenti al rapporto tra musica e testo e hanno un modo di approccio molto sofisticato molto più di tanti session men. Si può parlare di un’eccellenza sia tra gli autori sia tra gli esecutori, sicuramente migliori di altri.

 In che modo ha scelto i brani? Anche Prestwood l’ha consigliata?

Molte delle canzoni che lui mi ha indicato non erano nella mia lista originaria. Abbiamo così esaminato il suo catalogo perché volevo che venisse fuori un bell’album, Ci siamo consultati con il produttore per capire quali ci piacessero di più. Un lavoro che tenesse conto anche che le mie interpretazioni di testo e melodie fossero più corrette possibili.

Ci sono brani che le piace consigliare particolarmente agli ascoltatori? Tra l’altro ci sono anche inediti nel disco

Proprio tra questi ricordo June is Gonna Happen, Starcrossed Hanger of the Moon. Fra gli altri Half the Moon, Learning How To Love (già registrato ma poco noto), e poi The Song Remembers When e un classico come Hard Time for Lovers interpretata da suo tempo da Judy Collins. Quando preparo un disco, mi piace riscoprire brani meno famosi o mai ascoltati prima, e ho fatto lo stesso con Bacharach.

Ogni progetto discografico è fatto per essere proposto dal vivo. Ora è tutto condizionato dall’emergenza sanitaria. Come sta pensando al futuro?

Ho avuto alcuni concerti programmati in estate che sono stati cancellati e rinviati al prossimo anno. Sarà interessante capire come ci adattiamo a questa nuova situazione: ci saranno sicuramente più appuntamenti all’aperto, anche con pic nic nel parco dove la gente può ascoltare i musicisti. Spero che i luoghi potranno ospitare nuovamente i concerti, e che i promoter ricomincino a organizzarli. Questa è una vera e propria industria che sta lottando per vivere, quindi mi auguro che questo periodo porti a maggiore creatività e più idee su come sviluppare l’esperienza dal vivo.

Michele Manzotti

 

 

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