il popolodelblues

Special

Le produzioni Fire Records

17 gennaio 2021 by Michele Manzotti in Special
www.firerecords.com
Distribuzione Goodfellas

The Lemonheads – Lovey (30th Anniversary Edition)

E’ stato ristampato l’album che portò la formazione di Evan Dando alla notorietà. Per l’occasione la Fire Records ha abbinato un secondo disco, Triple J Live at the Wireless, registrato durante il tour australiano del 1991. Una sonorità che gli anni non hanno scalfito e che si rivolge principalmente agli amanti del grunge ma non solo. Basti ascoltare brani Half The Time, Ride With Me e Stove o la cover di Brass Buttons firmata da Gram Parsons, per capire coma la formazione proponga un suono dallo spettro più ampio, anche di stile acustico.

Islet – Eyelet

L’album è l’approdo naturale del trio gallese dopo l’Ep Liquid Half Moon del 2016. Un periodo contrassegnato da vicende personali che hanno influito sulla lavorazione del disco. La loro musica potrebbe definirsi pop psichedelico: gli innesti di elettronica sono funzionali ai brani che hanno sempre la melodia in primo piano. Tracce che comunque presentano sostanza musicale e gradevoli anche per chi non frequenta il genere. Geese può ricordare in certi momenti Heart of Glass dei Blondie e anche Radel 10 non è lontanissima dagli Ottanta.

Vanishing Twin – The Age of Immunology

Andando indietro nel catalogo troviamo questo collettivo di base in Inghilterra. i componenti sono Cathy Lucas (cantante compositrice e polistrumentista), Valentina Magaletti, Susumu Mukai, Phil MFU ed Elliott Arndt – tutti provenienti da diversi paesi come Belgio, Giappone, Italia, Francia e Stati Uniti. Il titolo del disco è ispirato da un saggio antropologico del 2003. Sonorità in bilico tra pop, elettronica e jazz d’avanguardia: evidenziamo Magician’s Success, You Are Not An Island, Planète Sauvage,

The Bevis Frond – We’re Your Friends Man

Recuperiamo anche l’ultimo disco della formazione di cui è dominus Nick Saloman, che dal 1986 riesce a lanciare in modo efficace un ponte basato sul rock tra anni Sessanta e il periodo di attività. Compreso quello presente (o quasi, il disco è del 2018) dove Saloman e soci sfoderano energia e solidità. Sia che si tratti di pezzi di durata standard sia in lunghe cavalcate sottolineate dal lavoro chitarristico (Lead On e You’re On Your Own). Scateniamoci pure con brani come In The Leaves, Growing, Gig Bag, ma ci sono anche ballate interessanti come Venom Drain.

Kristin Hersh – Possible Dust Clouds

Dello stesso anno è un altro modo di vedere il rock, quella di Kristin Hersh. Chiamamolo pure “alt” per comodità, anche per la militanza nei Throwing Muses, attivi dal 1981. I progetti solisti della cantante e compositrice partono negli anni Zero. Il suono è sporcato, pieno di effetti, ma ha una sua logica e anche chi non è familiare con il linguaggio, può comprendere la bontà delle intenzioni e del risultato. Si ascoltino a questo proposito brani come LAX, Fox Point, Gin, Lethe, la conclusiva Lady Godiva.

Michele Manzotti

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