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Antonio Bacciocchi – Small Faces

24 maggio 2021 by pdb in Libri, Recensioni

(Cometa Rossa /  HellNation Libri)
hellnation64@gmail.com
Pagg. 128 pagine - 200 copie in tiratura limitata

“A un certo punto ho capito che se stampi solo cento copie di un disco, allora finisce che quel disco arriva alle cento persone nel mondo che lo desiderano di più”. Questa frase di Alex Chilton, icona del powerpop che ha tracciato le coordinate evolutive del rock indipendente di mezzo secolo, si adatta particolarmente bene anche al mondo dell’editoria e non a caso appare all’interno e nella quarta di copertina di questo tascabile dedicato agli Small Faces, in un certo senso come loro unico e irripetibile. L’autore del libro, lo scrittore, musicista e blogger Antonio Bacciocchi – noto anche come Tony Face, soprannome che conserva dagli albori della sua frequentazione della scena mod italiana – è infatti anche titolare della casa editrice Cometa Rossa Edizioni, che ha già dato alle stampe The Clash. Sandinista! nel dicembre 2020. L’idea è quella, in linea col pensiero di Chilton, di pubblicare in formato snello e moderno una serie di volumi ad argomento musicale stampandoli in tiratura limitata, rivolti – e in qualche modo a loro volta dedicati – ai lettori più interessati al tema e quindi pronti all’acquisto rapido entro i tempi dell’esaurimento della prima stampa. Il parallelismo con il mondo delle rarità discografiche ne segue anche un criterio qualitativo, visto che nel caso specifico di Small Faces stiamo parlando di un puro atto di passione, un act of faith che permette a Bacciocchi di presentare con agilità e fruibile entusiasmo il quartetto più cool della scena musicale inglese dei Sixties. Si parte da una presentazione “pre – Small Faces” dei singoli elementi in cui c’è spazio anche per il primissimo tastierista Jimmy Winston – poi sostituito dal geniale Ian McLagan – per poi centrare la storia nei quattro anni in cui la band ha radicalmente cambiato, inconsciamente e per sempre, la musica pop britannica: dal 1965 al 1969, ogni anno ha il suo capitolo dedicato. Dopo i cenni sulla reunion del 1975 e le attività successive dei membri del gruppo – di cui la più nota sarà quella dei Faces, ovvero Ronnie Lane, Kenney Jones e Ian Mclagan senza il cantante Steve Marriott ma col futuro Stones Ron Wood alla chitarra e Rod Stewart alla voce – c’è spazio per la discografia e un paio di appendici molto interessanti. La prima sugli Small Faces in Italia – unica volta in quattro concerti ai Piper Club di Roma e Milano nel marzo 1968 – e la seconda sul rapporto della band con i mods. Le radici moderniste degli Small Faces sono essenziali per capirne l’evoluzione e per inquadrare meglio la loro breve carriera, durata in fondo solo pochi anni ma assolutamente più tumultuosa e meno in discesa – dal punto di vista discografico e manageriale – rispetto a quella dei Beatles. A proposito di modism, in chiusura di libro c’è anche la ciliegina sulla torta: tra i diversi contributi – spesso ricchi di ricordi personali e aneddoti – di musicisti e giornalisti italiani sugli Small Faces, ce ne sono alcuni firmati da chi il movimento mod lo ha frequentato dal suo anno zero, come ad esempio Oscar Giammarinaro e Giovanni “Naska” Deidda, rispettivamente voce e batteria della storica band torinese degli Statuto. Citando il titolo dell’autobiografia dell’organista degli Small Faces, Ian McLagan, in questo libro troviamo intatta “All The Rage!”

Francesco Gazzara

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