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Interviste

Suonno D’Ajere: “Tradizionali e moderni, ecco la nostra forza”

23 febbraio 2022 by Michele Manzotti in Interviste

Avevamo salutato con grande piacere l’attività dal vivo dei Suonno D’Ajere e il loro disco Suspiro. Ci ha fatto altrettanto piacere parlare di questo progetto (precisamente con il mandolinista Marcello Smigliante Gentile, anche a nome della cantante Irene Scarpato e del chitarrista Gian Marco Libeccio) e delle sue caratteristiche.

E’ un progetto che chiaramente mostra una grande passione verso la canzone napoletana. Avete pensato al tempo stesso anche di colmare una lacuna?

“I due aspetti ci sono entrambi e si sono trovati a combaciare. Il nostro incontro musicale è nato per caso durante una festa di amici, anche se già ci conoscevamo nell’ambiente dei musicisti di Napoli. Ci siamo messi a suonare insieme e nel cercare un repertorio in comune abbiamo trovato questo e successivamente abbiamo pensato di far partire il progetto. Da un lato c’è la passione grazie alla riscoperta della propria memoria storica, un modo di esprimere che è fortemente radicato in noi e che si concretizza grazie alla sua proposta. Sicuramente abbiamo approfittato della lacuna di cui ha accennato: la passione era anche assecondata da un momento in cui questo repertorio, dopo il momento di splendore degli anni ’80 e ’90, non era proposto da interpreti giovani ma da musicisti che venivano da quel periodo e per i quali comunque abbiamo massimo rispetto. La nostra scelta vincente è stata quella di tornare a un approccio molto fedele e rigoroso riprendendo lo spirito originale di quei brani mettendoci anche la nostra visione. Questo aspetto è molto importante perché nasce in modo inconsapevole, una cosa che ci è stata riconosciuta e detta e che a parere di chi ci ascolta è il nostro punto di forza: essere fedeli al repertorio tradizionale senza trascurare che siamo nel terzo millennio”.

Avete scelto dei brani da un catalogo molto numeroso. Qual è stato il vostro metodo di ricerca nel trovare i pezzi adatti a voi?

“In un primo momento l’idea è stato quello di tenerci i brani migliori del nostro debutto come ‘O guappo ‘nnammurato. Lo abbiamo scoperto una volta che eravamo nati da pochissimo e facemmo uno spettacolo dedicato a Raffaele Viviani diretto dal maestro Pasquale Scialò, Dopodiché nella costruzione del repertorio abbiamo pensato quasi a tavolino di andare a recuperare più sfaccettature possibili della canzone napoletana. E’ un mondo vastissimo dove c’è il teatro, la sceneggiata, la canzone lirica, quella di giacca. Un mondo che ha tutta una serie di sottoinsiemi al suo interno dove nessuno prevale sull’altro: sono tutti bellissimi e così ne abbiamo voluto proporre un ventaglio. Lo scopo del progetto è di scoprire la canzone napoletana nella sua interezza. Dietro i brani più famosi c’è un mondo che in parre è stato già raccontato da interpreti quali Roberto Murolo e Sergio Bruni, ma riteniamo ci sia ancora di più da proporre. C’è un periodo d’oro che questa città ha vissuto dal punto di vista culturale a cavallo tra Ottocento e Novecento con una produzione vastissima. Abbiamo cercato di fare brani non troppo conosciuti, ma al tempo stesso senza voler essere presuntuosi ne abbiamo inseriti altri più noti come ‘A casciaforte. Silenzio cantatore, la cui grande fama è meritata”.

C’è qualcuno di voi che si dedica prevalentemente agli arrangiamenti, o si tratta di un lavoro collettivo?

“E’ una collaborazione in cui si mescolano i nostri rispettivi approcci. Io sono un mandolinista e vengo da studi classici, quindi ho un metodo molto legato alla partitura. Poi con il mandolino devo stare molto attento perché è uno strumento bello, ma che può anche disturbare la voce. Gian Marco viene dal mondo blues e jazz, Irene ha un’esperienza variegata e dentro di lei c’è il folk, il pop, il jazz e quindi ognuno di noi mette la propria sensibilità all’interno degli arrangiamenti. Magari in prova viene portata una prima idea, poi lo sviluppo è sempre fatto a sei mani”.

Nel disco c’è anche un inedito A rezza con Ferruccio Spinetti ospite. Seguirete anche questa strada in futuro insieme alla proposta di brani storici?

“In realtà anche Suspiro è un inedito scritto da me, quindi questa porta ce la lasciamo sempre aperta. E’ sempre difficile approcciare questo discorso perché abbiamo voglia di fare esperienze e produzioni. Ci sono autori che ci stanno proponendo i loro pezzi ed è interessante cercare di proporre qualcosa di oggi ma al tempo stesso rischia di spostare il focus del progetto”.

Nel futuro prossimo quale tipo di impegni avrete, concerti o ulteriori recuperi di brani?

“I lavori procedono in modo parallelo. Gli appuntamenti più vicini sono previsti a marzo dove saremo ospiti di alcune lezioni-concerto al Teatro Trianon di Napoli dal maestro Pasquale Scialò, musicista e musicologo che posso definire il nostro mentore, che ci ha chiamato come gruppo dal vivo. Ad aprile andremo in Spagna e Portogallo, dove c’è un ulteriore terreno fertile per la canzone napoletana. In estate saremo in Austria e in un festival importante a Norimberga, in Germania. Parallelamente stiamo lavorando a nuove produzioni che usciranno alla fine di quest’anno o nel 2023”.

Michele Manzotti

 

 

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