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Recensioni

Porretta Prog, Porretta Terme, 5 -7 agosto 2022

27 agosto 2022 by pdb in Concerti, Recensioni

A Porretta Terme si è svolta la terza edizione del Porretta Prog, occasione che permette ai vecchi fans del genere di ritrovare suoni ed emozioni del bel tempo che fu: lontani da qualsiasi clamore mediatico, da una musica ormai mercificata e che si nutre più di sensazionalismi che di sostanza colonne di resistenti giungono qui nella zona appenninica emiliana ad un passo dalla Toscana a godere di suoni antichi e sognanti. Una sorta di slow food della musica che si è aperta con ii concerto dei Gong, oramai orfani di Daevid Allen da alcuni anni e  guidati dai “giovani“ Dave Sturt e dal brasiliano Fabio Golfetti. La formazione ha mantenuto però il filo rosso con il nucleo storico intrattenendo con convinzione il pubblico grazie ai nuovi brani  tratti dai 2 dischi realizzati senza il fondatore: “Rejoice! I’m dead“ e “The Universe also collapses“. Non sono mancate però le canzoni storiche del passato come “You can’t kill me“ e “Tropical fish/Selene“ da Camembert Eletcrique, ideali trasbordi delle intenzioni iniziali di Daevid Allen che arrivano all’oggi intatte e salvifiche. Per chi non c’era il nuovo live “Pulsin Signals“ è un ottimo rimando. La giornata n. 2 doveva essere dedicata alla musica e all’arte di Robert Wyatt con il concerto della North Sea Orchestra guidata dal già antico collaboratore di Wyatt John Greaves insieme  alla cantante Annie Barbazza ma Giove Pluvio aveva deciso che non si doveva fare e un acquazzone ha impedito l’ascolto del loro Folly Bololy, elegante omaggio all’autore di vere e proprie opere come “Rock Bottom”. Lo stesso Wyatt doveva intervenire in video prima del concerto. Un gran peccato ma questa doveva essere proprio un’estate no un po’ per tutti.

Ci si è rifatti il sabato con il concerto dei Colosseum che presentavano una formazione con dei nuovi arrivati che andavano a sostituire i passati a miglior John Hiseman e Barbara Thompson ed il dimissionario Dave Greenslade. Non poco ma i nuovi Kim Nishikawara al sax, Nick Steed alle tastiere e Malcom Mortimore, già con i Gentle Giant di Three Friends hanno tenuto botta alla grande rendendo le canzoni molto fluide e forse anche meno monolitiche rispetto al passato. Grande prova anche degli storici Clem Clempson alla chitarra e Mark Clarke al basso. Su tutti la figura di Chris Farlowe, grande voce e grande entertainer, che giganteggiava per il palco nonostante i suoi 81 anni. Anche loro come i Gong hanno puntato molto sui nuovi brani dell’appena uscito Restoration. Scelta coraggiosa e anche qui e premiata da un pubblico entusiasta: si è partiti con “No Pleasin’ ” dal sottovalutato Bread and Circuses, uscito all’indomani della prima reunion del 1997 e poi via via il solido rock blues della band ha preso il sopravvento con “Story of The Blues“ , “Need Somebody“ e “First in line“. A questo punto la band ha virato decisamente verso il rock progressivo con “The Valentyne Suite“ dedicata dal chitarrista Clem Clempson a coloro che non ci sono più della band e cioè John Hiseman che ne fu il fondatore e sua moglie Barbara Thompson scomparsa pochissimo tempo fa. Seguono grandi classici  come  Stormy Monday Blues  e Walking in the park (con piccola citazione di “Out Of time” che i Rolling Stones diedero a Chris  Farlowe per il suo primo successo da solista) alternati a brani nuovi come “Hesitation” dalla vena ecologista e sostenibile, tanto per far capire che sempre di ragazzi degli anni settanta si tratta. Si chiude con una versione da brivido di “Lost Angeles“. Il bis è lasciato a “Theme from an Imaginary western“ scritta da Jack Bruce e interpretata anche dai Mountain di Leslie West, un vero grande classico. L’immagine finale del festival la regala Chris Farlowe che al banchetto del merchandise strappa con gesti plateali le plastiche dei cd per firmare le copertine. Quasi un extra show.

Ugo Coccia