il popolodelblues

Recensioni

Porretta Soul Festival 2023 – 20-23 luglio 2023

25 agosto 2023 by Luca Lupoli in Concerti

Foto (c) Giorgio Barbato, fonte Porretta Soul Festival

Per il suo trentacinquesimo compleanno, il Porretta Soul festival ha cambiato natura, da Soul a Blues, e non sarà il Popolo del Blues a lamentarsene. Qualcuno potrà discettare che i confini tra la musica Soul e quella Blues sono assai tenui, ma un line-up con Curtis Salgado, John Nemeth, Mighty Mo Rogers, Bobby Rush, quest’ultimo come top-act del festival, fa decisamente pensare ad un ottimo festival di Blues che non a un festival di Soul.  Per fare un paragone, nell’edizione 2009 il top act era Solomon Burke e tra gl’altri erano presenti Vaneesa Thomas, Percy and Spencer Wiggins, Toni Green, J. Blackfoot, Oscar Toney Jr. La prima obiezione a questo ragionamento è che i grandi interpreti della musica Soul sono in via di estinzione, ma se è per questo anche il Blues è nelle stesse condizioni. Bobby Rush, che Dio lo benedica, ha 90 anni portati alla grande. Buddy Guy 87.  Sarebbe senza senso organizzare un festival tutto Blues, tutto Soul e ancor meno tutto Jazz, però ci dovrebbe essere anche uno sforzo nel trovare coloro che continuano a suonare Soul e affini, nella tradizione dei padri fondatori, che poi sia Stax, Motown, Kent, Philadelphia Sound o Northern Soul poco importa.  Ci sono artisti giovani e meno giovani, affermati e meno conosciuti, di valore, da Anthony Hamilton a Dylan Triplett, Jon Batiste, Aaron Frazier, Durand Jones e Jamison Ross, giusto per nominarne alcuni.

In verità un artista poco conosciuto, Eamonn Flynn, cantante e tastierista, ha aperto in positivo il festival di Porretta. Anche i francesi Lehmann Brothers, nella loro giovinezza, hanno mostrato talento e molte idee, gettate lì un po’ alla rinfusa, tra funk e neo soul, senza badare molto per il sottile, talvolta troppo scenografici. La Soul Orchestra di Anthony Paule, ormai un habitué di Porretta, ha fatto una breve apparizione nel giovedì, forse penalizzati da una disposizione poco ortodossa degli strumenti.  La serata si è chiusa con MonoNeon alias Dywane Thomas Jr, bassista cantante dall’abbigliamento vistoso, un musicista interessante, vedi la sua “Invisible”, tra funk, jazz e melodia. Primo set del giorno seguente Daria Biancardi con i Groove City, solido e longevo gruppo italiano. Una rivelazione: la Biancardi ha una voce esplosiva, da vera soul woman, la giusta gestualità, sa come gestire i picchi e momenti più mellow. Ha cantato in modo splendido un medley di Aretha fino alla finale “Nutbush City Limits”.   Sempre venerdì scende in campo l`artiglieria pesante con i Bo-Keys del leader Scott Bomer, una talentuosa soul band giovane, nella scia delle grandi bands del passato come i Bar-Kays.  Il primo artista a coniugarsi con i Bo-Keys è un pezzo da novanta della scena di Memphis ossia Charlie Woods, altro habitué di Porretta, un cantante-autore molto versatile con un forte background Blues, a suo agio in qualsiasi stile. Ottimo tastierista, a momenti ricorda Billy Joel nelle melodie di “Stay with me”, nei ritmi Billy Preston, il suo keyboards hero tanto da cantare “Will it go around in circles”.   Notevole anche la dedica a New Orleans con “Never stop New Orleans”, con il piano che ha inevitabilmente ricordato Professor Longhair.  La cantante Katrina Anderson fa da preludio all’ingresso della vera star del festival ossia il quasi novantenne Bobby Rush, re del Chitlin’ Circuit, maestro del fulk, ossia della fusione tra folk e funk, accompagnato da una delle sue ex ballerine, Mizz Lowe.  Dopo qualche incomprensione con un pubblico europeo poco avvezzo ai segreti del Chitlin’ Circuit, Rush ha fortemente ridotto il suo spettacolo nella parte più, diciamo così, sensuale, con ballerine dalle forme generose utilizzate da Rush per spiegare il significato della vita. Nonostante l’età, Rush trasmette ancora quell’originalità, specialmente all’armonica, che fa capire anche ai meno informati che siamo davanti ad un grande del Blues, l’ultimo dei Mohicani della vecchia scuola.  “I ain’t studdin’ you”, “Funkfy me” si sono snodate con crescente brillantezza. Il sabato inizia con Curtis Salgado, versatile cantante compositore armonicista, che suona in uno stile americana-soul-blues con i Soul Shot, una ottima band nella quale suona anche il succitato Eamonn Flynn.  Salgado si spenderà generosamente con il suo gruppo in una Jam la domenica mattina sul palco dei concerti gratuiti in piazza.  Dopo i Blues Paddlers, un duo alla Sam and Dave, e Robin McKelle, altra presenza fissa a Porretta che canta un pò di tutto: Jazz, Blues, Soul e Pop, arriva John Nemeth molto atteso, anche per via di qualche grave problema di salute dal quale sembra essersi rimesso completamente.  Il Popolo del Blues vide Nemeth in una delle sue prime apparizioni in Europa, all’inizio del secolo, nel Geneva Blues Summit: da allora Nemeth è molto maturato mietendo una lista impressionante di premi della critica.  Nemmeno Nemeth è un vero soulman, ma un cantante polivalente, piuttosto country blues all’armonica, come in “I can see your love light shine”, perfino Gospel in “Maybe the last time” e “Testify my love”, ben assecondato dai Bo-Keys e dalle coriste Norman Sisters.  Ottimo show. Domenica, prima del riassuntone generale, apre le danze Mighty Mo Rogers, di anni ottantuno, un artista sul quale la critica si è sistematicamente divisa.  Anche lui pluripremiato, soprattutto in Francia, nella quale il suo primo album “Blues is my wailin’ wall” del 2000 fu recensito in termini entusiastici per i suoi contenuti non solo musicali.  Neanche Porretta riuscirà a sciogliere i dubbi su Mighty nonostante questa volta fosse accompagnato da musicisti di prima fila, come Sax Gordon e Luca Giordano.  Altri musicisti che hanno impressionato sono i Bo-Keys con Hubie Turner alle tastiere in testa, Anthony Stelmaszac alla chitarra e Fabrice Bessouat alla batteria dei Soul Shot, e le Norman Sisters ai cori, molto brave a seguire Bobby Rush.

Il Porretta Soul Festival 2023 è stato un buon festival di Blues con qualche sprazzo Soul.  L’auspicio è che presto si possano vedere nuovamente artisti Soul. Un ringiovanimento del format e maggior accuratezza nell’organizzazione generale contribuirebbero ad alzare ulteriormente il livello della manifestazione.

Luca Lupoli