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The state I'm in

L’arte del bassista operaio, Glenn Cornick (1947-2014)

31 agosto 2014 by Michele Manzotti in The state I'm in

Chi segue il rock avrà ascoltato almeno una volta Bourée dei Jethro Tull. Il brano di Johann Sebastian Bach rivisto da Ian Anderson ha una caratteristica strumentale molto netta che vede protagonisti due strumenti su quattro, il flauto dello stesso Anderson e il basso di Glenn Cornick. Oggi che quest’ultimo è scomparso, sentiamo il desiderio di parlarne sia da un punto di vista musicale sia da quello personale. Un’esigenza forte da parte di chi scrive che negli ultimi anni del secolo scorso ha avuto modo di passare molto tempo con lui e la famiglia, a margine delle sue trasferte italiane per i raduni dei fans.

Glenn Cornick ha caratterizzato fortemente il suono dei primi tre album dei Jethro Tull: This Was (1968), Stand Up (1969) e Benefit (1970). A questi aggiungiamo il doppio Living in The Past del 1972, raccolta di singoli e di un inedito dal vivo, dove compare su tre facciate su quattro dei due vinili. In questi dischi Cornick forma con il batterista Clive Bunker una delle sezioni ritmiche più efficaci quanto poco ricordate se non sottovalutate nella storia del rock. Operaia e geniale al tempo stesso. A servizio dei brani e dell’arte di Ian Anderson, ma capace di illuminarne passaggi e battute. Di questa coppia Cornick rappresentava la precisione: era un bassista dalle caratteristiche beat, ma con la grande capacità di muoversi su altri terreni. Il blues soprattutto del primo album, ma anche il jazz (Serenade To A Cuckoo di Roland Kirk da This Was, la stessa Bourée) e la ricerca sonora che pervade tutto Benefit con brani indimenticabili come To Cry You A Song. Ma tornando al beat si ascolti l’introduzione in tempo dispari di Living in The Past o il riff di Teacher. La controprova sulla diversità successiva del suono dei Jethro Tull è l’album Aqualung. L’allontanamento di Cornick e la sua sostituzione con il più modesto Jeffrey Hammond porta la sezione ritmica a essere relegata in secondo piano a favore di chitarra, tastiere e degli strumenti suonati da Anderson. Logico che dopo Aqualung anche Bunker abbandoni la formazione. La successiva esperienza con i Wild Turkey è importante (leggi qui) ma senza l’impatto del nome Jethro Tull, la carriera di Cornick non ottiene i riconoscimenti adeguati al suo grande valore.

E veniamo alla persona Glenn Cornick. Che avrebbe potuto avere il dente avvelenato nei confronti di Anderson, ma che per carattere ed educazione ha sempre mostrato di apprezzare più il periodo di militanza nel gruppo che non quello successivo passato ai margini della gloria. Il rapporto con chi scrive, accennato in precedenza, è stato più incentrato sul presente e sulle questioni extra musicali. Visto il suo carattere non c’era bisogno di capire cosa c’era dietro a ogni pezzo: si poteva intuire infatti che le sue capacità entravano in modo naturale nella musica di Anderson e del gruppo. Qualche accenno però fatalmente venne fuori. Anderson in ognuno dei primi tre album cantava l’amicizia con Jeffrey Hammond (auspicando in tal modo il coinvolgimento di quest’ultimo nel gruppo, come successe poi a scapito di Cornick). Però i versi di We Used To Know ricordavano le giornate invernali a inizio carriera passate a letto per riscaldarsi negli alberghetti che avevano le stufe a gettoni (Remember mornings / Shilling spent / Made no sense / To leave the bed): tempi di gavetta in cui c’era Cornick che confermò la veridicità di quel testo ricordando che dormiva in camera insieme ad Anderson. Altro episodio: nel 1998 portò i genitori in Itala al raduno dei fan: il padre aveva combattuto in Italia durante la seconda guerra mondiale e voleva tornarci in tempo di pace. Ma c’era soprattutto un’altra ragione: lui e la madre avevano contribuito a modo loro alla nascita del gruppo: “Quante volte _ spiegò Glenn _ i miei ci fecero mangiare gratis nel loro pub con mio padre che faceva benzina al nostro furgoncino. Non mi ricordo che Ian Anderson abbia mai detto loro un grazie”.

Quindi la confessione di tipo musicale: “Aqualung non mi piace. Non perché venni allontanato dal gruppo: a me piacciono molto gli album successivi come Thick As A Brick. Ma per il fatto che io conosco la genesi di quei brani subito dopo il grande lavoro su Benefit. E ritengo che purtroppo siano stati realizzati in modo inadeguato su disco”. In quell’occasione nelle sue parole trovai l’unico vero momento di delusione. Se Aqualung è una pietra miliare del gruppo, le sue sonorità vanno in direzione diversa rispetto a Benefit che una buona parte di appassionati del rock (non dei fan) considerano superiore. Proprio in occasione della ristampa di Benefit, Cornick ci rilasciò lo scorso anno un’intervista (leggi qui).

Oggi Il Popolo del Blues lo ricorda con affetto e si stringe intorno alla moglie Brigitte e ai figli. Ci mancherà il suo suono, ma anche (e soprattutto) il suo sorriso.

Michele Manzotti

www.cornick.org

www.jethrotull.com

 

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