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Recensioni

Elbow & New Order, Lucca Summer Festival, Piazza Napoleone, Lucca, 12 luglio 2019

14 luglio 2019 by pdb in Concerti, Recensioni

elbow.co.uk
www.neworder.com

Due band di Manchester in una notte: la prima rappresenta la musica rock d’ascolto del nuovo millennio, la seconda invece ha segnato la new wave in maniera definitiva dall’alba degli Ottanta. Insieme una nottata decisamente di alta qualità . Elbow e New Order sono stati il «double bill» dell’estate coinvolgendo una platea internazionale (molti gli inglesi presenti) in più di tre ore di grande entertainment . Alle 20.30 puntuali si sono presentati gli Elbow capitanati da Guy Garvey , cantante corpulento e carismatico che ha cantato brani pescando tra gli album di maggior successo. Garvey, che ha un feeling speciale con il pubblico cosa che salta subito agli occhi anche a chi precedentemente non aveva mai visto la band dal vivo grazie ai suoi modi estremamente caldi, diretti e decisamente poco british, sembra un Peter Gabriel dei giorni nostri, ma non quello che interpretava magnificamente le brume del progressive dei Genesis bensì quello più spirituale e ascetico di Us. Del resto gli Elbow sono uno degli esempi in controtendenza nella musica contemporanea: il loro è un sound intenso e per certi versi semplice ma attento ad evitare ogni banalità. Il resto del gruppo che ha nei fratelli Mark e Craig Potter, rispettivamente chitarrista e tastierista, il fulcro centrale elabora un tessuto sonoro come detto estremamente fruibile, ma che non riesce a farli associare ad un genere musicale preciso. Sfuggenti e piacevoli verrebbe da dire. I tredici brani proposti derivano più che altro dagli album di mezzo e soprattutto da The Seldom seen kid che li ha portati a vincere il Mercury Prize in Inghilterra e registrare dal vivo l’intero disco in uno special della BBC divenuto poi un cofanetto.

Dopo lo show degli Elbow il pubblico ha dovuto attendere una mezz’ora per il cambio palco per poi vedersi catapultare sul palco sospinti dall’enfasi wagneriana del Vorspiel i New Order. La formazione che ormai vede la stabilizzazione dei relativamente nuovi Tom Chapman e Phil Cunningham ha riproposto i loro classici e alcuni brani dei Joy Division, oramai materia del contendere tra il fuoriuscito Peter Hook e gli eredi legittimi che hanno eseguito ben quattro brani del gruppo She’s lost control, Transmission e nei bis Atmosphere e Love will tear us apart. Ma a parte il recupero della propria identità primordiale i New Order hanno innanzitutto dato prova di grande tenuta strutturale con le architetture sonore designate da Gillian Gilbert e sostenute dal ritmo di Stephen Morris ed inoltre sono riusciti a migliorare rispetto a performance decisamente sotto tono che hanno visto in un recente passato la faccia del gruppo , Bernard Sumner, spesso in difficoltà nel ruolo di cantante. Per quanto riguarda il repertorio eseguito il concerto si è aperto con Singularity tratto da Music Complete per poi continuare con Restless, sempre dallo stesso album, e dopo il primo intermezzo Joy Division, è proseguito con Your silent face da Power, Corruption & Lies del 1983 seguita da Sub-culture tratta da da Low-life del 1985. Il tutto viene sottolineato da un video show sicuramente di grande fascino ma che come molti altri esempi del genere spesso risulta fuorviante rispetto a ciò che realmente la musica è in grado di esprimere già da sola. Il concerto poi passa attraverso altri grandi classici come Blue Monday, immancabile come sempre, per poi terminare con Temptation, singolo del 1982. Breve uscita del gruppo e poi il rientro con in due grandi classici del gruppo che fu di Ian Curtis: e questa volta è il suo il volto a campeggiare nel megascreen, con la anche la scritta Forever Joy Division aumentando, forse a dismisura, il senso d’appartenenza.

Ugo Coccia

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