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Recensioni

Eric Bibb – Dear America

25 settembre 2021 by Silvano Brambilla in Dischi, Recensioni

(Provogue-Mascot Label Group)
www.provoguerecords.com

Eric Bibb da parecchi anni vive in Svezia, Stoccolma per la precisione, ma dove è nato, cresciuto ed è diventato musicista/autore, non ha mai staccato il cordone ombelicale, non poteva farlo. E’ l’America, con una storia di lacrime e sangue, ma come ha dichiarato Bibb, anche un luogo che è sempre stato pieno di speranza e ottimismo, ora vedi i giovani ed è incredibile con l’intero movimento Black Lives Matter. Tutte queste cose mi fanno sapere che c’è una sorta di riverbero di quell’energia degli anni sessanta, è un momento stimolante per scrivere canzoni. Bibb è una persona che si è sempre interessata non solo della storia e dei destini del suo popolo, afroamericano, ma in egual misura anche dei destini dell’uomo in generale e del mondo. Gli stimoli dunque non gli sono mai mancati, convertiti poi in canzoni dalle forme, blues, gospel, folk. La foto di copertina è già emblematica, lui è in mezzo ad un campo, probabilmente di cotone quando è la stagione, forse a voler ricordare che anche i suoi avi con il lavoro nei campi, sotto l’orribile piaga della schiavitù, hanno contribuito a rendere grande l’America, in una mano poi tiene la bandiera come a voler ricordare che deve essere un simbolo di unità e uguaglianza per ogni cittadino americano, e nell’altra un tipo di chitarra acustica, quella che ha usato per le registrazioni di questo disco, ultimo di una fitta discografia, con molti punti di interesse. Anche Bibb è un altro tesoriere di valori musicali, sociali, spirituali, rassicurati da un canto che continua ad essere caldo, educato ma profondamente intenso, con l’inseparabile chitarra acustica che è un tutt’uno con la sua espressività. Per i dischi gli piace la condivisione e creare un dialogo con amici/colleghi, sia per le parti cantate che quelle suonate, dunque anche in questo Dear America, non mancano presenze di una certa levatura. Nella delicata blues ballad, Whole Lotta Lovin’, c’è lo storico contrabbassista jazz Ron Carter che tocca le spesse corde del suo strumento con discrezione, bella è Born Of A Woman, canto e controcanto di Shaneeka Simon e un intreccio di chitarra acustica ed elettrica, per poi con il chitarrista elettrico Eric Gales marcare il blues in Whole World’s Got The Blues. Suggestiva è la title track fra chitarra acustica, elettrica, mandolino e voci che rievocano alcuni aspetti del blues del passato. Come disse William Faulkner, il passato non muore mai non è nemmeno passato. Il disco è bello, molto bello, il variegato procedere è di alto livello, Different Picture si avvale dell’apporto della pedal steel di Chuck Campbell della formazione gospel Campbell Brothers, gruppo di punta della sacred steel. Con Emmet’s Ghost, Eric Bibb torna su un orribile episodio avvenuto nel 1955 nel Mississippi, la barbara uccisione per mano di ignobili razzisti, di Emmet Till, un ragazzo di soli quattordici anni. E’ una vicenda che accese la miccia per la lotta dei diritti civili degli afroamericani. Bibb canta con molta intensità con l’accompagnamento ancora di Ron Carter, per poi in solitaria affascinare con la delicata ballata, Along The Way, che lascia il posto a cadenze blues con Billy Branch all’armonica in Talkin’ Bout A Train PT. 1, mentre la PT. 2 procede su ritmi più funky. C’è un trascinate clima soul in Love’s Kingdom con Tommy Sims e Glen Scott (produttore del disco), cogliamo l’occasione per ricordare la continua presenza di Steve Jordan, da poco nuovo batterista dei Rolling Stones per il motivo che sappiamo. La chiusura tocca le corde dell’emotività per la ballata One-ness Of Love con la cantante Lisa Mills. Decisamente uno dei dischi dell’anno!

Silvano Brambilla

 

Tracce

Whole Lotta Lovin’

Born Of A Woman

Whole World’s Got The Blues

Dear America

Different Picture

Tell Yourself

Emmett’s Ghost

White & Black

Along The Way

Talkin’ Bout A Train PT. 1

Talkin’ Bout A Train PT.2

Love’s Kingdom

One-ness Of Love

 

 

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