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Recensioni

Richard Hawley – Londra, Brixton Academy

16 ottobre 2012 by Michele Manzotti in Concerti, Recensioni

 

Lisa Hannigan, opening act
Londra, Brixton Academy, 3 ottobre 2012

No Steelos, just good Music!

Una cosa è certa, Richard Hawley ringrazia ogni giorno la sorte che gli ha permesso di fare il musicista. Perché uno che viene da Sheffield rischiava di avere un destino segnato, come quello del padre: quello di lavorare nella acciaierie andate poi in crisi negli anni del governo di Margaret Thatcher. Invece Hawley è non solo stato a fianco di Jarvis Cocker nell’esperienza Pulp, ma è un cantante-chitarrista di immenso talento tanto da essere richiesto da nomi come Arctic Monkeys, Elbow e Lisa Marie Presley. Soprattutto è bello sentirlo come protagonista della sua musica. Uno stile che rimanda alla lezione di Roy Orbison, e che al tempo stesso è moderno e attuale.

La data alla Brixton Academy di Londra  era l’ultima dal tour organizzato per l’uscita del nuovo album  Standing At The Sky’s  Edge. Un disco che al primo ascolto e che per la metà iniziale si mostra duro nella sua scelta psichedelica, ma che si scioglie a poco a  poco e che trova dal vivo la sua apoteosi.

Il concerto è stato aperto dal set della cantautrice irlandese Lisa Hannigan (nella foto in basso), performer raffinata e i cui brani sono di classe eccellente, in particolar modo Little Bird e Passenger che dà il titolo al suo disco più recente. Un’esibizione conclusa con un commosso omaggio a Levon Helm della Band e alla sua The Night They Drove Old Dixie Brown. Poi è arrivato Hawley e la sua formazione di professionisti ad altissimo livello tra cui spiccava il batterista Dean Morrison e l’atmosfera si è fatta magica. Perché il tocco sulla chitarra e la voce baritonale del protagonista hanno toccato delle vette impensabili grazie alla riunione di talenti sul palco. Ed ecco le canzoni dell’album nominato per i Mercury Prize 2012 a partire dalla stessa Standing At The Sky’s Edge a Seek It, da Leave Your Body Behind You a Before. Non sono mancate Hotel Room, Remorse Code e l’affascinante e lunga The Ocean posta a chiudere il concerto. Una festa della musica, quella fatta con «Blood, Sweat and Tears». E che proprio per questo è la più bella.

Michele Manzotti

 

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