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Recensioni

Tears for Fears, Cavea Auditorium Parco della Musica, Roma, 9 luglio 2019

11 luglio 2019 by pdb in Concerti, Recensioni

Foto concesse da Ufficio stampa Musica per Roma

Uno dei concerti più attesi a Roma per l’estate 2019 era quello dei Tears for Fears , assenti dalla capitale dal lontano 1990: stipato all’interno di un mese e mezzo di eventi che non consente pausa il duo, formato da Roland Orzabal e Curt Smith, dà vita ad uno spettacolo pieno di successi grazie anche ad una band precisa, senza fronzoli che si attiene a rispettare gli ordini di scuderia dei due leaders. Oltre A Orzabal che suona prevalentemente la chitarra ritmica e a Curt Smith che imbraccia il suo basso ci sono Charles Pettus alle chitarre, Doug Petty alle tastiere, Jamie Wollam alla batteria e Carina Round alla voce. Si parte subito con la hit “Everybody’s wants to rule the world “e subito si capisce che la band si attiene a ripetere gli stilemi che ha contribuito a creare : il sound tipico degli anni 80 solido, fermo nel tempo e assolutamente non malleabile. A seguire “Secret world”, l’unico brano tratto dall’ultimo album realizzato dal duo in studio , quel “ Everybody loves a happy ending “ del 2004 , disco che meritava più spazio dal vivo, dove trova spazio una citazione dal brano degli Wings di Paul McCartney, “ Let ‘em in  . Del resto l’amore per i Beatles non ha mai abbandonato Roland Orzabal .

Dopo quest’episodio sarà un andirivieni attraverso i restanti primi tre episodi discografici della band , quelli che li hanno resi famosi grazie anche alla forte diffusione dei video che negli anni ottanta divennero l’arma in più del tecno pop melodico e popolare. E allora spazio a “ The Seeds of Love “ del 1989 con “ Advice for the young at heart “ ma soprattutto a “ Sowing the seeds of love “ con tutto il suo retaggio beatlesiano ( brano che vinse qull’anno l’Mtv Video Music award per i migliori effetti speciali ) e a “ Woman in chains “ dove Carina Round si porta a casa gli applausi del pubblico anche se non raggiunge le vette di Oleta Adams che la interpretò in studio . Si torna ancora più indietro nel tempo con i brani tratti da “ The Hurting “ il disco d’esordio del 1983 , rappresentato da i singoli che portarono al successo i Tears for Fears : “ Pale shelter “ , “ Change “ e “ Mad World” ma anche da “Suffer the children”, rielaborata in una versione più scarna e affidata alla voce di Carina Round con Orzabal che interviene ai cori verso la fine del brano . A questo punto la cover che ti aspetti. Sì, perché ormai da tempo Roland Orzabal si è innamorato di Creep dei Radiohead e la esegue in ogni concerto, il pubblico apprezza del resto, difficile dissentire da una canzone così intensa e Orzabal ne dà una versione scolastica ma sentita tanto che la dedica alla sua attuale fidanzata.

Nel concerto c’è spazio anche per brani più lunghi come Badman’s song che spezza la sequenza delle hit classiche , per un brano come “ Break it down again “ che fece parte del periodo di separazione fra Orzabal e Smith .negli anni novanta ,dove il primo riuscì a tenere in vita il marchio del gruppo ( non senza polemiche ) e a dare continuità alla storia della band e per una versione strumentale di Broken, canzone tratta dal secondo episodio discografico della band “Songs from the Big Chair“ del 1985. Il concerto praticamente finisce con il bis di Shout, “ la canzone delle canzoni“ per i Tears for Fears , quella che si sente sempre alla radio, quella che cantano oramai anche i bambini e che l’ha fatta entrare di diritto nelle playlist mondiali . Il pubblico la canta in coro presagendo che è l’ultima dello spettacolo. Forse un’ora e mezza di spettacolo è sembra poca a molti ma l’intensità sicuramente c’è stata. Ora si aspetta un album in studio, litigi fra Orzabal e Smith permettendo.

Ugo Coccia

 

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